Deutzia

Deutzia

La Deutzia è un bellissimo arbusto da fiore di origine asiatica, ne esistono circa cinquanta specie, ma in coltivazione si trovano quasi esclusivamente ibridi, derivati da Deutzia glabra, Deutzia creata e Deutzia gracilis; hanno tutte un bel fogliame lanceolato o ovale, con il bordo frastagliato e spesso ricoperto da una sottile peluria, che viene prodotto in primavera; il portamento è eretto, e in genere non superano i due metri di altezza, ma esistono numerosi ibridi prostrati o nani, che si mantengono al di sotto dei 30-50 cm di altezza.

Il motivo per cui tutti noi dovremmo avere questa pianta in giardino, sta nella incredibile fioritura: questi arbusti producono in primavera inoltrata (aprile-maggio) una profusione di piccoli fiori bianchi a stella, delicatamente profumati; particolarmente appariscenti le varietà tappezzanti, che ricoprono viottoli e muretti di una cascata di fiori candidi. Gli ibridi più diffusi hanno fiori rosati, di diverse tonalità, dal rosa tenue fino quasi al violaceo.

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Coltivare la Deutzia

deutzia Questi arbusti si caratterizzano per una forte resistenza, anche in condizioni di coltivazione no ideali, e anche in giardini a bassa manutenzione; ovviamente, minori cure dedicherete alla vostra pianta e meno fiori la pianta vi regalerà.

Si pongono a dimora in un buon terreno di medio impasto, fresco e umido, abbastanza drenato da non avere acqua stagnante per lunghi periodi di tempo; preferiscono ricevere almeno qualche ora al giorno di sole diretto, possibilmente nelle prime ore del giorno: nelle zone con estati torride è consigliabile posizionarla in una zona semi-ombreggiata del giardino, per evitare che si trovi spesso in condizioni siccitose.

Sopportano il sole diretto e sopportano bene la siccità, ma sicuramente una posizione che dia il refrigerio dell’ombra per alcune ore al giorno, e un terreno sempre fresco e umido, migliorano di molto la fioritura.

Sono piante a foglie caduche, che durante i mesi invernali non richiedono alcun tipo di cura. In autunno si cimano tutti i rami, per evitare che con il tempo la pianta divenga spoglia nella parte bassa, con fogliame soltanto all’apice dei rami; questa operazione favorisce anche lo sviluppo di molte ramificazioni laterali, che l’anno successivo porteranno i fiori. Dopo la fioritura si interviene ancora, rimuovendo i rami rovinati dalle intemperie della stagione fredda.

Da marzo-aprile fino a settembre è bene annaffiare la deutzia regolarmente, evitando di lasciarla all’asciutto per lunghi periodi di tempo, in modo da mantenere il terreno sempre un poco umido; si consiglia comunque di attendere che il terreno asciughi tra due annaffiature. Se la primavera e l’autunno sono, come di norma, abbastanza umidi e piovosi, potremo limitarci ad annaffiare la nostra deutzia soltanto nei mesi estivi.

A fine inverno si sparge ai piedi della pianta del concime granulare a lenta cessione, per garantire per tutta la bella stagione il giusto tenore di Sali minerali nel terreno.

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I parenti delle deutzie

deutzia Questa pianta appartiene al genere delle hydrangeaceae, ovvero alla stessa famiglia delle ortensie; in effetti però in questa famiglia esistono due sottogeneri, le hydrangeacee vere e proprie e le philadelphaceae, tra cui è posta la deutzia. Nella stessa famiglia troviamo il philadelphus, arbusto che viene spesso confuso con la deutzia, a causa della abbondante fioritura bianca. Possiamo però facilmente distinguere le due specie, prima di tutto per il portamento e la corposità dell’arbusto, visto che i filadelfi sono vigorosi e invadenti, mentre le deutzie tendono ad essere più compatte; oltre a questo i filadelfi hanno fiori a quattro petali, le deutzia presentano invece cinque petali per ogni fiore.

Chiunque abbia visto le due piante, avrà difficoltà a confonderle, anche se capita spesso che gli ibridi delle due specie abbiano un aspetto leggermente diverso rispetto alle specie di origine, e quindi ci possono trarre in inganno.

Anche il Philadelphus, chiamato comunemente fiore dell’angelo, ha foglie caduche, e fioritura primaverile; anche questo arbusto non dovrebbe mai mancare in un giardino, perché la fioritura è spettacolare, molto profumata, e l’arbusto in pratica non necessita di cure, se non una potatura a fine fioritura o in autunno, visto che tende ad allargarsi molto.

Sia deutzie, sia philadelphi, possono venire tranquillamente posti in una siepe fiorita, visto che con il tempo danno forma ad uno schermo compatto, e nonostante in autunno perdano le foglie, i loro rami intricati e fitti fungono da schermo anche quando l’arbusto è spoglio.


Un poco di storia

pianta Quando ci rechiamo in vivaio troviamo una grande quantità di piante, e spesso diamo per scontato il fatto che tali piante vengano coltivate nella zona in cui viviamo; addirittura, ci capita spesso di vedere in natura alcune piante, che consideriamo autoctone di un luogo o tipiche di un certo tipo di vegetazione, tanto che neppure ci chiediamo da dove abbiano avuto origine.

In realtà moltissime delle piante che coltiviamo in giardino, non sono di origine italiana, e spessissimo eppure europea, ma provengono da paesi lontani, basti pensare alle mimose, divenute simbolo della festa della donna, e tipiche di alcune zone della Sicilia, che invece sono originarie dell’Australia, che non è propriamente dietro l’angolo.

Ma, ci siamo mai chiesti come sia stato possibile che tali piante si siano diffuse così tanto in Italia, da essere considerate addirittura endemiche?

Probabilmente diamo per scontate alcune piante, come le agavi di origine americana, il carpobrotus che proviene dal sud Africa, le camelie, provenienti da Cina e Giappone, per il semplice fatto che la loro importazione in Europa avvenne secoli orsono, e quindi ormai vengono coltivate nel nostro continente da tantissimo tempo, tanto che spesso si sono naturalizzate e diffuse anche in natura.

Per questi arditi inserimenti di piante nei nostri giardino, dovremmo ringraziare alcuni signori che nei secoli passati viaggiarono per tutto il globo, cercando e catalogando tutte le piante a loro sconosciute, compiendo spesso dei veri atti eroici, viaggiando per nave nelle zone più impervie ed insalubri della terra.

La pianta venne “scoperta” da un tale Carl Peter Thunberg; agli amanti di piante e giardini questo nome non suona nuovo, per il semplice motivo che alcune piante (scoperte dallo stesso thunberg o a lui dedicate da altri botanici) hanno nella specie un omaggio a lui, come ad esempio il Berberis thunbergii.

Il Signor Thunberg nacque nel 1743, in Svezia, e fu allievo di Linneo stesso; nel corso della sua vita fece molti viaggi, in particolare in Giappone (fu uno dei primi europei a riuscire a fare dei viaggi all’interno del Giappone) e in sud Africa, da dove introdusse in Europa un grande numero di piante, come ad esempio i Pelargoni, che noi tutti amiamo e coltiviamo.