astrophytum

La berretta del vescovo; astrophytum

Cactacea di origine messicana, al genere astrophytum appartengono poche specie, ma vista la bellezza di questi cactus, nel tempo ne sono stati selezionati ibridi e cultivar, dall’aspetto particolare o anche bizzarro. Hanno forma globosa, solo gli esemplari di grandi dimensioni divengono colonnari; la crescita è molto lenta, soprattutto in alcune specie, che sono divenute particolarmente ricercate e costose. Tutte le specie sono costituite da costolature, più o meno evidenti, che dividono il cactus in 5 segmenti; il fusto è di colore verde, variamente puntinato di bianco, con areole pelose, che possono anche portare spine. La specie più tipica è astrophytum miriostigma, un cactus di colore scuro, con moltissimi piccoli puntini bianchi, areole pelose lungo le costolature, privo di spine.

Altre specie molto diffuse sono astrophytum ornatum, che presenta lunghe spine nelle areole sulle costolature, e astrophytum asteria, un must per i collezionisti, con costolature piatte e piccole areole pelose; astrophytum asterias è a crescita lentissima, e gli esemplari con anche solo 6-7 cm di diametro hanno già molti anni.

Gli appassionati di cactacee hanno prodotto moltissimi ibridi di astrophytum, il più famoso è astrophytum asterias “kabuto” caratterizzato da tantissimi puntini bianchi che rendono l’epidermide quasi azzurra. Molto diffusi anche astrophytum miriostigma con 4 costolature, o addirittura con tre.

Se ben coltivati questi cactus fioriscono ogni anno all’apice del fusto, producendo grandi fiori giallo pallido.

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Coltivare gli astrophytum

Astrophytum ornatumSi tratta di cactacee decisamente adattatesi a vivere in luoghi aridi, desertici o subdesertici, e spesso le problematiche fondamentali che si riscontrano coltivandoli sono legate all’acqua: prediligono terreni molto asciutti, senza alcun tipo di ristagno.

Per ottenere una pianta sana sicuramente il punto di partenza è il terreno, che deve essere molto ben drenato, in modo che l’acqua defluisca liberamente; si utilizza in genere del terriccio universale, mescolato con poca sabbia e pietra pomice, o pozzolana, in modo da avere un substrato libero e incoerente. Sono piante che amano terreni alcalini, e quindi in genere il terriccio universale tende ad essere eccessivamente torboso e acido. Nella gran parte delle regioni italiano l’acqua dell’acquedotto è decisamente molto calcarea, e quindi tende naturalmente ad alzare il ph del terriccio delle nostre piante; quindi in questo caso, invece di ostacolarci, ci aiuta a rendere alcalino il terreno dei nostri astrophytum. Sono piante a crescita lenta, quindi non è necessario rinvasarli eccessivamente spesso, può bastare anche ogni 3-4 anni.

I vasi si posizionano in luogo ben luminoso e soleggiato, tranne la specie asterias, che ama la mezz’ombra luminosa, con alcune ore di sole diretto ogni giorno; da marzo-aprile fino a settembre-ottobre, vivono all’aperto, anche se è bene controllare che non ricevano eccessive quantità di acqua nelle zone con clima umido e frequenti precipitazioni.

Durante l’inverno si spostano in luogo freddo, ma senza gelo; una serra fredda è l’ideale, dove il clima rimane fresco ma senza gelo o temperature eccessivamente rigide.

Se non disponiamo di una serra fredda possiamo anche semplicemente tenere i nostri astrophytum sul terrazzo su un ripiano, ricoprendo la mensola con dell’agritessuto; in questo caso è fondamentale che il terrazzo sia esposto a sud, e che la pianta trovi alle sue spalle una parete della casa, dove riceve un poco di calore proveniente dall’interno.

Se non disponiamo né di serra fredda, né di un terrazzo, posizioniamo le nostre piante in un vano scale luminoso, possibilmente non riscaldato. Spesso le piante tenute in casa durante l’inverno, con un clima mite e tiepido, tendono a non fiorire, e ad essere maggiormente soggette all’attacco dei parassiti.

  • astrophytum myriostigma pianta originaria del Messico settentrionale, di forma globosa, che col passare del tempo tende ad allungarsi. Il nome astrophytum deriva dal greco astron (stella) e phyton (pianta) e si riferisce a...

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Annaffiare un astrophytum

AstrophytumSicuramente il problema maggiore che si riscontra con queste ed altre cactacee è legato all’umidità; provengono da luoghi in cui le piogge sono episodiche e sporadiche, e l’insolazione è altissima, e sono quindi caratterizzati da lunghi periodi aridi, intervallati da brevissimi periodi molto umidi.

Sicuramente durante il periodo freddo il problema non si presenta, lasciamo le nostre piante all’asciutto, soprattutto se sono in serra fredda; per sicurezza, per fare in modo che il terreno sia ben asciutto all’arrivo del freddo, cominciamo a diradare le annaffiature a fine estate, sospendendole già all’inizio di settembre o di ottobre.

Negli altri mesi dell’anno annaffiamo sporadicamente, ma solo quando il terreno è decisamente molto ben asciutto; quindi potremmo dover annaffiare una volta a settimana in primavera, ma anche forse 3-4 volte a settimana in luglio, quando le giornate sono molto lunghe e soleggiate, senza piogge.

Le annaffiature saranno sporadiche, ma ricordiamo sempre che le piante grasse sono adatte a vivere in clima siccitoso perché immagazzinano l’acqua nei loro tessuti; questo significa che comunque ogni tanto da qualche parte l’acqua la devono prendere. Se lasciamo le nostre succulente completamente all’asciutto sempre, o se le annaffiamo con qualche goccia d’acqua che subito scorre via nel vaso, le piante non avranno acqua sufficiente per vegetare al meglio. Quindi in estate, quando annaffiamo le piante grasse, utilizziamo abbondanti quantità d’acqua, in modo da ben inumidire il terreno, evitando di inzupparlo. Se abbiamo un terreno di buona qualità, adatto alle piante succulente, l’acqua in eccesso scorrerà via, ma il terreno sarà umido: se ci infiliamo un dito lo sentiamo umido e fresco.

Con il sole e il calore l’acqua evaporerà abbastanza in fretta; quando il terreno sarà ben asciutto potremo annaffiare nuovamente.

Diviene molto importante anche il momento della giornata in cui annaffiamo: il sole diretto tende infatti a scaldare molto la terra, soprattutto se contenuta in piccoli vasi; se annaffiamo durante il giorno l’acqua evaporerà molto rapidamente, creando un forte shock termico alle radici della pianta; questo avviene anche se annaffiamo la sera, perché vasi e terreno rimangono caldi per alcune ore prima di disperdere tutto il calore accumulato, anche quando il sole non è più alto nel cielo. Quindi il momento migliore per annaffiare le succulente in estate è il primo mattino, quando il terreno si è rinfrescato per tutta la notte.