Lithops

Le Lithops

Si tratta di una specie che predilige in maniera particolare la luce, e ama essere illuminata: nel momento in cui si trova ad avere a che fare con una quantità di luce ridotta, cresce con una forma allungata che le fa smarrire la sua somiglianza caratteristica con le pietre. È opportuno, comunque, fare attenzione all’esposizione al sole, nel senso che nei giorni molto caldi il rischio di scottature è alto. Per evitare qualsiasi problema, nelle giornate più torride è possibile spruzzarla con un vaporizzatore. Nel caso in cui si verifichi un cambiamento di colore dovuto a una esposizione al sole eccessiva, non bisogna preoccuparsi, nel senso che la tonalità originaria ricomparirà in occasione della muta seguente. Le Lithops, in sostanza, vanno posizionate in un luogo soleggiato e illuminato, ventilato, privo di ristagni di umidità. In piena estate è preferibile un’ombra leggera, mentre nelle altre stagioni non ci sono problemi a esposizioni dirette al sole.

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Il terriccio

Lithops Per quel che riguarda il terriccio, occorre specificare che non esiste un substrato universalmente riconosciuto come migliore per tale specie: di certo, però, è necessario un terreno ottimamente drenante, in grado di far scorrere l’acqua con una certa velocità. Una miscela discreta, comunque, è quella composta da sabbia silicea, anche grossolana, e materiale poroso, come perlite grezza, lava di vulcano, pomice o vermiculite fine. Il terriccio sabbioso, in ogni caso, può essere rimpiazzato dal terriccio per rinvasi, tenendo conto però che le Lithops soffrono un eccesso di materiale organico (che tra l’altro rischia di favorire il marciume). Esteticamente gradevole, non dannosa ma poco funzionale, è invece la ghiaia di fiume, che è in grado di drenare in misura minore rispetto alla lava di vulcano. In pratica, il terriccio deve presentare pochissima materia organica e drenare molto: per verificare se sia così, è sufficiente versarci sopra dell’acqua. Se non defluisce rapidamente, vuol dire che c’è bisogno di ulteriore materiale drenante. Le Lithops si contraddistinguono per un apparato radicale con dimensioni maggiori rispetto al resto della pianta che emerge in superficie. Nonostante ciò, non è indispensabile impiegare vasi particolarmente grandi, e una profondità di dieci o dodici centimetri va più che bene. I vasi di terracotta non creano problemi, ma devono essere innaffiati più frequentemente rispetto ai contenitori in plastica, visto che la terracotta perde umidità in maniera molto rapida, e un’eventuale assenza di acqua determina danni gravi, connessi alla secchezza delle radici. La causa più frequente di morte delle Lithops va individuata nelle innaffiature non corrette. Esse, infatti, presentano un periodo di riposo durante il quale non hanno bisogno di acqua: irrigarle in questo periodo vorrebbe dire farle marcire. Bisogna cominciare a irrigare con moderazione nel momento in cui seccano le vecchie foglie, e inizia a intravedersi al di sotto la nuova crescita: più o meno il periodo è quello compreso tra aprile e giugno, anche se le diverse situazioni meteo possono determinare dei cambiamenti. Nel primo autunno, dopo la fioritura, la somministrazione di acqua deve essere sospesa, fino alla comparsa delle nuove foglie. Le regole appena indicate valgono per quasi tutte le varietà, ad eccezione della Lithops Optica, che, sviluppandosi nei mesi invernali, ha bisogno di essere bagnata nel corso della crescita, aspettando però che il terreno sia completamente asciutto prima di una nuova innaffiatura. Insomma, in primavera c’è bisogno di una innaffiatura ogni due settimane, dopo il cambio delle foglie, così come in autunno, prima che inizi la fioritura.

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Innaffiatura e irrigazione

Lithops Non bisogna dare acqua alla Lithops, invece, durante la muta, nel periodo estivo più caldo e in inverno. Risulta fondamentale, comunque, essere in grado di riconoscere i segnali che la pianta invia: insomma, l’esperienza. Anche dal punto di vista della concimazione le Lithops sono piante poco esigenti: al massimo, necessitano di una quantità ridotta di concime, non più di una volta al mese in estate, ad alto contenuto di fosforo (al fine di favorire la fioritura autunnale) e a basso contenuto di azoto. Certo è che una concimazione eccessiva rischia di provocare danni gravi, facendo gonfiare l’esemplare fino a spaccarlo.


Parassiti e malattie

I parassiti più temibili per queste piante sono le cocciniglie, cioè i pidocchi delle radici, riconoscibili dalle secrezioni bianche cerose che producono. Essi si contrastano con relativa facilità tramite insetticidi specifici reperibili in commercio. Nel momento in cui si esegue il rinvaso, comunque, è preferibile mischiare al composto un insetticida. Un rimedio meno chimico consiste nel posizionare due palline di naftalina in fondo al vaso, così da tenere lontane le cocciniglie. Altrettanto pericolosi sono, poi, uccelli, topi e lumache, che potrebbero mangiucchiare la pianta: ma in tal caso è sufficiente approntare delle barriere per i vasi. Per quanto riguarda le malattie, la più dannosa è, semplicemente, il marciume, che può essere provocato da temperature troppo elevate, un terreno eccessivamente ricco di humus, un terreno non drenato, una eccessiva umidità nel periodo di riposo, innaffiature troppo abbondanti che causano ristagni di acqua.



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