Orchidee

vedi anche: Orchidee

Clowesia russeliana

Pianta epifita con pseudobulbi ovoidali e foglie plicate lunghe sino a 40 cm, le infiorescenze basali pendule portano fino a 25 fiori del diametro di 5 o 6 cm, piacevolmente profumati, dai sepali e petali di un colore verde pallido con delle venature verde-scuro, mentre il labello è verde-biancastro.

Storia: fu scoperta in Guatemala da George Ure Skinner

nel 1838, che ne spedì delle piante al Duca di Bedford a

Woburn, Inghilterra, dove fiorirono per la prima volta nel 1840.

Sir William Hooker la descrisse come Catasetum russellianum

in onore del Duca nel " Botanical Magazine " (t. 3777) nel 1840.

C. Dodson la trasferì nel genere Clowesia in " Selbyana " 1975.

Sinonimi: Catasetum russellianum Hooker.

Etimologia: Il nome Clowesia è stato dato in onore del Reverendo John Clowes di Manchester che fu il primo coltivatore al quale fiorì la specie tipo del genere: la Clowesia rosea.

Origine: Messico, Panama, Venezuela.

Habitat: Zone molto luminose, asciutte.

Ambiente di coltura: Serra intermedia a calda.

Coltivazione: La coltivazione della Clowesia è uguale a quella dei Cataseturn, differendo da questi solo per il fatto di avere i fiori perfetti, cioè ermafroditi. Negli ambienti di coltivazione è bene mettere in pratica tutte le precauzioni per impedire a chiocciole e limacce di nutrirsi delle succulenti infiorescenze

orchidea phalenospis

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Encyclia Mariae

Pianta epifita con pseudobulbi usualmente piriformi di colore grigio-verde portanti due foglie. Le infiorescenze sono normalmente arcuate con 5-7 fiori di 8 cm circa di diametro e di lunga durata. I sepali e petali sono di un

verde-limone ed il labello molto grande a forma tubolare

di colore bianco con i margini increspati.

Regione d'origine: Messico dai 500 ai 1200 m e dai 1000 ai 2000 m di altezza nei boschi di querce.

Ambiente di colture: posto fresco della serra intermedia.

Coltivazione: temperatura invernale minima dai 10 ai I5°C. Mentre la pianta è in vegetazione ha bisogno in abbondanza di acqua e di una leggera ombreggiatura; dopo la fioritura ed a maturazione delle radici la pianta trae beneficio da un periodo di riposo. La pianta vegeta meglio se non viene esposta al sole diretto.

Storia: è stata scoperta nel 1937 da E. Oestlund nel Nuovo Messico vicino ai confini con il Texas.

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Lycaste Cruenta

Pianta epifita con pseudobulbi costoluti ovoidali e giallastri e foglie decidue lunghe fino a 30 cm. Gli steli fiorali nascono numerosi alla base degli pseudobulbi e portano fiori cerosi profumati di lunga durata dei diametro di 7-8 cm. Il colore dei sepali è giallo- verde e quello dei petali va dal giallo-brillante al giallo-arancio. Il labello porta alla base delle macchie cremisi.

Regione d'origine : Messico, Guatemala, El Salvador.

Storia: fu da prima specie rappresentata nel Botanical Register 1842 sulla tavola n. 13, e poi descritta da J. Lindley come Maxillaria cruenta. Subito dopo, nel 1843, Lindley diede origine, nel Bot. Reg., alla nuova famiglia delle Lycaste, aggiungendo a questa anche la nostra specie, ed allo stesso tempo quella fino allora conosciuta come Maxillaria skinneri. Vi fu qualche confusione riguardante il nome della Lycaste skinneri (Bateman ex Lindley) Lindley, nella quale fu coinvolta anche la nostra Lycaste cruenta, poiché a quell'epoca Lindley basò i suoi risultati solo sui manoscritti di Bateman e sui suoi fiori secchi.

Le prime piante furono scoperte da Skinner nel Guatemala e spedite a Bateman; esse fiorirono per la prima volta presso Sir Charles Lemon.

Benché lo stelo porti per lo più un solo fiore, non parliamo di scapo ma di infiorescenza, poiché occasionalmente possono essere prodotti anche due fiori, e la lunghezza dello stelo, nonché le molte brattee, confermano questa interpretazione.

Etimologia: Lycaste era il nome di una figlia di Re Priamo. Cruenta significa rosso sangue riferendosi alla macchia rossa sul labello.

Habitat:Soprattutto sul pendio dalla parte del Pacifico; su alberi lungo i fiumi, preferibilmente ad altezza fra gli 800 e i 1800 metri.

Ambiente di coltura: Temperato/fresco.

Coltivazione: Le Lycaste, "che perdono le foglie" se vengono trattate secondo le loro condizioni natie, possono dare molte soddisfazioni agli amatori. La pianta ama un posto in mezz'ombra con una buona e costante corrente d'aria. Le foglie devono essere protette dai raggi diretti dei sole, e una posizione all'ombra di alte piante più grosse è quella preferibile. In inverno la Lycaste cruenta richiede un posto chiaro e fresco. In primavera i germogli appaiono insieme agli steli dei fiori. Durante questo periodo bisogna iniziare le annaffiature, facendo tuttavia molta attenzione poiché i germogli sono estremamente sensibili all'acqua. Da questo momento la pianta necessita di un posto più caldo. Dopo la fioritura inizia la crescita, durante la quale la pianta ha bisogno di una umidità abbondante per la maturazione completa delle foglie e del bulbo. Durante i mesi estivi, quando il tempo è più favorevole, la pianta può stare all'aria aperta. Nel tardo autunno, quando i germogli sono maturati completamente, le foglie cadono ed inizia il periodo di riposo, ma bisogna comunque provvedere ad una sufficiente umidità atmosferica. Qualche settimana prima della fioritura, la Lycaste cruenta deve stare (transitoriamente) completamente asciutta, ma nelle ore dei mattino deve essere leggermente vaporizzata.

Temperatura: in inverno la temperatura minima notturna deve essere sui 12°C; mentre la massima può raggiungere i 28°C, a seconda della stagione e del tempo all'esterno. La nostra specie può essere coltivata in vasi od in cestini con un buon drenaggio; sono adatti l'osmunda, il mexifarm, lo xaxim o la corteccia, ed è consigliabile un'aggiunta di foglie secche di faggio o di quercia. La pianta può essere anche legata orizzontalmente su corteccia, ma bisogna stare attenti a fornirle l'umidità necessaria. Concimare solo durante il periodo della crescita, circa ogni 2 settimane. Seguendo attentamente queste note le Lycaste cruenta possono essere coltivate anche sui davanzali interni delle finestre.


Paphiopedilum venustum

Il Paphiopedilum venustum ha foglie di colore grigio argenteo, con maculature verde scuro più o meno accentuate sulla pagina superiore, mentre la pagina inferiore presenta una maculatura porpora in corrispondenza di quelle della pagina superiore. Le vegetazioni si sviluppano una accanto all'altra dando così origine a piante compatte. Lo stelo alto 15-20 cm porta un fiore, talvolta due, del diametro di 8-9 cm. Il sepalo dorsale è caratterizzato da marcate venature verdi su fondo bianco. Il labello ha una tipica venatura verde scuro su un fondo color crema. I petali sono verdi alla base, cambiando in arancio per terminare in rosso all'apice. Su questi colori vi sono venature verde scuro e macchie color marrone più o meno intenso a seconda della provenienza della pianta. Questa specie infatti è diffusa in un areale molto vasto (Bangladesh, Assam, Nepal) ed ha quindi una grande variabilità, tanto che alcuni autori hanno descritto numerose varietà, mentre altri ritengono le varianti soltanto cultivar legate all'ambiente.

Storia: è stato scoperto dal dott. Wallich a Sylhet (Bangladesh) nei primi anni dei secolo scorso. Fu più tardi introdotto in Europa proveniente dal giardino botanico di Calcutta, dalla ditta inglese Witley, Brames e Milne presso le cui serre fiorì. Con tale materiale a disposizione venne descritto da Sims nel 1820. Questa specie è stata una delle prime ad essere utilizzata per ottenere un ibrido artificiale, il Paphiopedilum x Crossii (P. venustum x P. insigne) ottenuto da Cross, nel 1871.

Etimologia: dal latino "venustum", bello.

Habitat le regioni dove vegeta il P. venustum sono soggette ai monsoni di Sud-Ovest, che portano caldo e umido in estate (18-32 °C). Dalla fine di ottobre prevalgono invece i monsoni di Nord-Est, che abbassano alquanto la temperatura (5-20 °C). L'umidità tocca il minimo annuale in gennaio, quando le piogge sono ridottissime e l'umidità necessaria alle piante è assicurata dalla costante foschia. Questa specie vive in terreni molto umidi e ricchi di humus, in dense foreste, ai piedi degli alberi, e su scoscese pareti lungo i corsi d'acqua.

Coltivazione: come gli altri Paphiopedilum deve essere coltivato in un composto ben drenato, che lasci circolare aria tra le radici e che non deve mai asciugare troppo. Un periodo di leggero riposo da novembre a dicembre con temperature più basse e ridotte annaffiature favorisce la fioritura.


Orchidee: Catasetum Macroglossum Rolfe

Simile al Catasetum viridiflavum e al Catasetum oerstedii con robusti pseudobulbi e ampie foglie, l'infiorescenza eretta porta fiori carnosi di colore verde; il labello è superiore, con petali e sepali leggermente ripiegati all'indietro.

Storia: nel novembre del 1911 W. Fox trovò sul tronco di un albero in una casa india, vicino al fiume Garaparana (un affluente del Putumayo in Perù), un Catasetum. Portò questa pianta a Kew, dove più tardi fiorì, e venne descritta e riconosciuta come una nuova specie da R.A. Roye, allora curatore del giardino botanico.

La descrizione appare con una illustrazione a colori nel «Botanical magazine» (vol. 139, t. 8514, 1913). La specie è vicina tanto al Catasetum bicolor Klotzoch quanto al Catasetum callosum Lindley. Il Catasetum microglossum viene impollinato dalle api che sono attirate dal profumo. Non esistono dati o informazioni riguardanti la composizione del profumo e la razza delle api.

Etimologia: dal greco Kata e dal latino seta, riferendosi alle due appendici alla base della colonna nei fiori maschili, macroglossum dal latino: lingua piccola, in riferimento alla grandezza ed alla forma del labello.

Regione di origine: nel pendio Est delle Ande in Perù. Habitat: preferibilmente in posti chiari ed assolati su alberi dritti isolati, pali o simili.

Ambiente di coltura: serra calda.

Coltivazione: la coltivazione del Catasetum microglossum richiede un posto molto chiaro ed assolato, le temperature del giorno possono arrivare senza rischio a 30 °C e più, mentre un calore notturno a circa 18 °C è sufficiente. La pianta sopporta il sole cocente (senza riparo), e non deve essere ombreggiata; più riceve sole durante la crescita, più avrà fiori femminili, mentre con più ombra darà fiori maschili.

Come substrato si adatta bene a un composto permeabile di corteccia e fibra di felce; un'aggiunta di sfagno non è consigliabile perché trattiene troppa acqua e le radici ed i germogli tendono facilmente a marcire. Durante la crescita deve essere annaffiata regolarmente perché le piante hanno bisogno di molta acqua, e il suolo non deve essere mai completamente secco.

Durante la crescita si può fertilizzare.

Dopo la completa maturazione del germoglio dell'anno, in autunno, la pianta lascia cadere tutte le foglie, condizione normale, e contemporaneamente inizia il rigoroso periodo di riposo. Le piante allora vanno collocate in posizione più fresca e tenute assolutamente all'asciutto, fino a quando appaiono i nuovi germogli e questi avranno raggiunto alcuni centimetri di lunghezza. Solo allora si ricomincerà ad annaffiare regolarmente.

Le piante possono essere propagate per divisione alla fine del ciclo vegetativo, dunque all'inizio del periodo di riposo; i 'frammenti" devono comprendere in ogni caso 2 bulbi.

Il Catasetum macroglossum può, come tutti i Catasetum, essere coltivato anche in casa e non necessita assolutamente di una serra. Fiorisce in coltivazione soprattutto in luglio/agosto, ma a seconda della loro origine, anche in settembre. Il fiore dura una settimana e non è adatto da recidere.