Legatrici
La potatura verde del vigneto viene svolta tra la fine della primavera e la fine dell'estate e, come dice il nome, interessa le parti verdi delle viti. Gli interventi si svolgono fino a poco prima della vendemmia per mantenere sotto controllo lo sviluppo della vegetazione verde della vite (in modo che sia ampia ma non eccessiva), impedire che i grappoli vengano soffocati dalle foglie, migliorare il grado di penetrazione dei vari trattamenti e permettere una più facile circolazione delle macchine all'interno del vigneto. Tra gli interventi che vanno sotto il nome di potatura verde troviamo la legatura dei germogli. Questa operazione ha il compito di spingere i germogli verso l’alto ed indirizzarli tra coppie di fili, in modo che le viti mantengano una forma ben definita. Questo, a sua volta, permettere alle macchine di passare agevolmente tra i filari senza comprometterli. Una volta che i germogli sono stati convogliati nei fili di contenimento, questi vengono legati (manualmente o tramite macchine legatrici) ai tutori di lamiera.
Le prime attrezzature per il sollevamento dei germogli nel periodo vegetativo ed il loro fissaggio alla controspalliera risalgono agli anni '70, quando in Francia vennero introdotti diversi modelli di macchine legatrici dal funzionamento simile. Si tratta di macchine a U rovesciata che operano a cavallo del filare: su ognuno dei lati del filare la vegetazione viene sollevata ed accostata alla spalliera, mentre vengono svolti due fili ai suoi lati. I due fili vengono poi occasionalmente collegati tra loro da un'apposita pinzatrice, trattenendo così la vegetazione al loro interno dopo il passaggio della macchina legatrice. I vari modelli francesi si differenziavano soprattutto per il sistema di sollevamento della vegetazione: vi sono tipologie dotate di due nastri flessibili che supportano apposite palette, la cui velocità è sincronizzabile a quella di avanzamento della trattrice. Le palette afferrano ed accompagnano i germogli verso l'alto.
Altre macchine legatrici sono dotate di viti di Archimede, mentre un modello dotato di turbina pneumatica (non più prodotto) affidava il sollevamento ad un getto d'aria diretto dall'alto. Nel 1978 fu realizzato presso il Laboratorio per la Meccanizzazione Agricola di Torino il prototipo di una macchina legatrice non scavallante ma che operava lateralmente al filare. Questo tipo di legatrice presentava diversi vantaggi per le dimensioni ridotte, per la capacità di operare anche in presenza di pali molto alti e di forti pendenze. I fili in polipropilene venivano collegati ai fili metallici dell'armatura del filare. L'evidente svantaggio di questa soluzione tecnica stava nel dover eseguire un lato del filare alla volta. Questo prototipo di legatrice è stato ripreso da più ditte per una produzione commerciale. In questo caso, le macchine sollevano i germogli tramite una cinghia dotata di palette. Nel modello più aggiornato le palette scompaiono nella puleggia superiore, evitando così che germogli particolarmente lunghi possano scavalcarla.
L'ultima versione delle macchine legatrici presenta un interessante dispositivo di sicurezza che, in caso di urto con il terreno, garantisce l'integrità della struttura dell'apparato di sollevamento. Un tappeto mobile in PVC sostiene l'accostamento dei germogli e, oltre ad essere regolabile tramite martinetti idraulici, è in grado di esercitare una certa pressione contro la spalliera, mantenendo i germogli in giusta posizione. La velocità del tappeto è regolabile e viene sincronizzata alla velocità del trattore. Dietro vi sono uno oppure due fili in polipropilene annodati al palo di testa e messi in tensione da appositi tendifilo. Notevoli progressi sono stati compiuti in termini di alleggerimento e di compattazione, tanto che nella posizione più chiusa l'ingombro è di pochi centimetri superiore a quello dei cingoli. Le possibilità offerte in termini di movimento consentono di adattare la macchina alle più difficili condizioni di lavoro in ambiente collinare.
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