le piante

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Le piante: 350 mila specie differenti

Le piante più diffuse fanno parte delle Angiosperme, che includono circa 250mila specie. Lo studio delle specie è affidato alla branca della biologia chiamata botanica. Dal punto di vista biologico, si definiscono piante tutte le specie che presentano determinate caratteristiche. Si tratta, in particolare, di organismi autotrofi (vale a dire in grado di ricavare il proprio nutrimento da sostanze inerti come il terreno, l’acqua e l’aria) costituite da cellule eucariote (vale a dire cellule evolute costituite da un nucleo vero e proprio) le cui pareti sono caratterizzate da un’alta quantità di amido e cellulosa. Per sopravvivere, esse svolgono la fotosintesi, cioè reazioni biochimiche in sequenza che consentono di trasformare l’energia solare catturata, e in particolare convertire in zuccheri l’anidride carbonica. La più importante fonte di fitomassa (materia organica) ed energia per le alghe e le piante della maggior parte degli ecosistemi è rappresentata dalla fotosintesi. Le specie vegetali, per altro, negli ecosistemi terrestri sono i produttori primari in virtù dell’autotrofia, che fa sì che esse costituiscano il punto iniziale della catena alimentare. Non solo: esse ricoprono un ruolo importante anche nell’ambito di numerosi cicli biogeochimici, tra cui il ciclo dell’acqua.

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La coevoluzione con gli animali e la simbiosi con i funghi

coevoluzione La coevoluzione delle piante si è accompagnata, spesso, a una coevoluzione di numerosi animali, dando vista così a un’associazione mutualistica. Le specie vegetali, in sostanza, offrono cibo agli animali, ma anche siti per la riproduzione e tane; gli animali, d’altra parte, possono favorire la dispersione dei semi o l’impollinazione dei fiori (si parla in questo caso di pronubi). Per fare un esempio, l’evoluzione delle mirmecofite è avvenuta di pari passo con quella delle formiche, che contribuiscono a difendere tali piante da specie vegetali competitrici o dagli erbivori, e inoltre con i loro rifiuti organici le fertilizzano. Altre tipi di simbiosi, per altro, possono verificarsi tramite le radici con alcune specie fungine. Si crea in questo caso un’associazione chiamata micorriza, in conseguenza della quale la pianta mette a disposizione dei funghi i carboidrati derivati dalla fotosintesi, mentre riceve in cambio un aiuto a livello di assorbimento delle sostanze nutrienti e dell’acqua presente nel terreno. Può accadere, inoltre, che alcune piante al proprio interno accolgano dei funghi endofitici, il cui compito è proteggere la loro “casa” dagli erbivori attraverso la secrezione di tossine. Basti pensare che le orchidacee, i cui semi non hanno endosperma, possono andare incontro a germinazione solo con l’aiuto di uno specifico fungo.

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Una specie particolare: le piante carnivore

pianta carnivora Un particolare tipo di piante è rappresentato dalle specie carnivore. Si tratta di specie erbacee che, in conseguenza dell’assenza di sostanze nutrienti all’interno del proprio habitat, si sono adattate scegliendo di trovare le sostanze nutritive prodotte tramite la digestione di proteine animali. In pratica, le piante catturano gli animali attraverso trappole, solitamente costituite da foglie modificate: non solo insetti, ma anche altri tipi di piccoli animali o artropodi. In genere, queste specie vivono e crescono in ambienti estremi: in suoli acidi, nelle torbiere, in terreni senza calcio e comunque su substrati che presentano una concentrazione molto ridotta di potassio, fosforo e azoto. A dispetto delle loro dimensioni, abbastanza imponenti, le radici si rivelano molto piccole. Il motivo è presto detto: la ricerca di sostanze nutritive non avviene attraverso l’apparato radicale nel terreno, ma tramite le foglie. Per questo motivo, la pianta utilizza le proprie risorse per sintetizzare gli enzimi digestivi, invece che nel tentativo di far sviluppare la biomassa radicale. Sono le foglie, in pratica, a dover assorbire i nutrienti. Le carnivore possono essere annuali o perenni, e alcune sono in grado di costituire colonie tramite la formazione di stoloni. Rispetto alle altre specie, si rivelano competitrici piuttosto deboli. Nel caso in cui il loro habitat vada incontro a cambiamenti drastici (per esempio un brusco essiccamento), si lasciano soppiantare da specie non carnivore, che risultano per altro decisamente più efficienti nella fotosintesi.


Le piante ornamentali

pianta ornamentale Quelle che vengono coltivate in casa sono, invece, chiamate piante ornamentali. Esse, per altro, possono essere coltivate sia in piena terra che in vaso. Le norme di colture generali richiedono che il terreno venga preparato in maniera anticipata tramite vangatura, per poi procedere all’inserimento del concime. Dopodiché sarà la volta della sarchiatura, con la rimozione delle erbe infestanti, e di irrigazioni più o meno frequenti a seconda della specie o della stagione. E’ bene prestare attenzione alle fitopatie dovute alla presenza di parassiti vegetali o animali, che in alcuni casi rischiano di danneggiare la pianta in maniera definitiva. Per favorirne la crescita, infine, essa deve essere sottoposta a cimature, sfoltimenti e potature regolari, che favoriscono un migliore assorbimento della luce, un’ossigenazione ottimizzata e un aspetto estetico più gradevole.



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