Bignonia

La Bignonia

Molte piante del genere Bignonia sono state, negli ultimi decenni, riunite in un altro genere, il genere Campsis; in particolare, appartengono ora a questo genere tutte le bignonie che vengono comunemente coltivate in Italia. La specie più diffusa, presente anche nei giardini delle nostre nonne, è campsis radicans, una specie di origine Americana, con grandi fiori arancioni, e particolari radici aeree, che permettono alla pianta di attaccarsi a qualsiasi superficie; oltre al campsis radicans, troviamo nei vivai e nei giardini italiani, anche Campsis grandiflora, originaria del Giappone e dell’Asia, che invece, per essere coltivata come rampicante, necessita di essere fissata ai tutori, e quindi viene spesso coltivata in vaso o come arbusto; diffusa anche Campsis radicans var. flava, con fiori gialli, e Campsis x tagliabuana, una varietà con fiori molto grandi, di colore quasi rosso.

Si tratta in generale di piante rampicanti vigorose e rigogliose, resistenti al freddo, con foglie pennate, costituite da foglioline lanceolate, con margine dentellato, di colore verde chiaro, caduche. A partire dall’inizio dell’estate, fino all’autunno, i campsis producono grandi fiori a trombetta, nei toni dell’arancio, riuniti in grandi mazzi, che contengono dai sei fino ai dieci o dodici grandi fiori. Si tratta di una pianta di facile coltivazione, che ha riscosso e riscuote grande successo; negli ultimi decenni son state selezionate alcune varietà, con fiori molto grandi, o anche con fiori del colore decisamente molto acceso, quasi rosso fiammante.

Bignonia

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Coltivare la Bignonia

Bignonia Questo rampicante si coltiva all’aperto, in vaso o in piena terra; durante l’inverno è in completo riposo vegetativo, e perde il fogliame, per questo motivo sopporta molto bene il freddo ed il gelo, e non necessita di protezione; alcune varietà o specie, come Campsis grandiflora, possono temere il gelo molto intenso, e vanno quindi poste a dimora in zone riparate dal vento, se viviamo in un luogo in cui le temperature invernali sono spesso al di sotto dei -10°C. Sono piante vigorose, che tendono a produrre molti polloni basali, e una crescita annuale che raggiunge anche qualche metro di lunghezza, quindi si posizionano in una zona in cui è possibile lasciare che si sviluppino liberamente, come ad esempio nei pressi di una pergola o di un gazebo. Si coltivano in piena terra, o in ampi vasi, in un buon terreno poroso e molto ben drenato, leggero, anche se sopportano di vivere in qualsiasi substrato, anche nella comune terra da giardino; al momento dell’impianto, si arricchisce il terreno con poco stallatico, o con del concime a lenta cessione; durante gli anni successivi in genere si fertilizza il concime delle piante in vaso, mentre in genere non è necessario praticare questa operazione per le piante coltivate in piena terra, a meno che non si trovino in un terreno decisamente molto povero di nutrienti, o sassoso.

Le annaffiature si forniscono al momento dell’impianto; in seguito, gli esemplari adulti possono accontentarsi dell’acqua fornita dalle piogge, ma le piante da poco a dimora possono necessitare di annaffiature nel periodo estivo, soprattutto durante la fioritura o in periodi particolarmente siccitosi e privi di precipitazioni. Non amano i ristagni idrici, e gli eccessi di acqua nel terreno, quindi si annaffiano solo in estate, e solo quando è strettamente necessario. Chiaramente, gli esemplari coltivati in vaso, andranno annaffiati regolarmente, ogni volta che il terreno risulta decisamente asciutto, evitando gli eccessi, ed evitando di lasciare acqua stagnante nel sottovaso.

La potatura si pratica a fine inverno, asportando tutti i rami rovinati, o particolarmente sottili; in genere forti potature tendono a diminuire il numero di fiori prodotti, quindi si praticano solo quando la pianta risulta molto ampia, o particolarmente rovinata dal clima invernale. A fine estate, quando la pianta non produce più alcun fiore, risulta utile accorciare tutti i rami all’apice, per dare alla pianta un portamento più compatto e contenuto.


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Moltiplicare la Bignonia

Bignonia Queste piante radicano con grande facilità per talea, prelevando gli apici semi legnosi delle ramificazioni che non portano fiori, in estate o a fine primavera; i rametti vanno divisi in porzioni di circa 10 c di lunghezza; si staccano le foglie nella parte bassa e si taglia la parte bassa del rametto in moto obliquo, in modo che la superficie di taglio sia la più ampia possibile. Quindi si immerge la parte bassa della talea nell’ormone radicante, e quindi la si interra in un composto costituito da torba e sabbia in parti uguali, che va mantenuto umido fino a che le talee non danno segno di aver radicato, producendo dei germogli. Le giovani piante così ottenute avranno una fioritura identica a quella della pianta madre; vanno conservate in luogo riparato, con temperature non inferiori ai 5°C, fino a che non siano abbastanza grandi da essere poste a dimora in giardino.

Ai fiori seguono piccoli frutticini, che portano alcuni semi, in genere fertili; le piante ottenute da seme però non saranno sicuramente identiche alla pianta madre, se si tratta di un ibrido; quindi se vediamo una bignonia con dei fiori molto particolari, è conveniente chiedere di poter prelevare qualche talea, piuttosto che raccoglierne i semi. Si seminano in autunno, in vasetti che vanno poi lasciati all’aperto, ma in luogo abbastanza riparato dal freddo; germineranno in primavera.


Fiori a trombetta

bignonia La corolla delle bignonie ha una forma particolare, molto apprezzata; i cinque petali sono saldati alla base, a formare una sorta di sottile cono; all’apice invece, i petali si allargano, a formare una sorta di ampio labello, questi lobi danno origine a quello che potremmo chiamare una specie di tromba. In natura esistono molti fiori con questa forma, o una forma similare. Le dimensioni ed il colore di fori di questo tipo, li rendono decisamente molto apprezzati. I fiori a trombetta più diffusi sono sicuramente surfinie e petunie, con i loro fiori dai colori più vari, dal bianco al giallo, dal rosa al blu intenso, che sembrano a volte fatti di velluto.

Le trombette più grandi sono invece forse quelle della brugmansia e della datura, che ci attirano per le dimensioni decisamente ampie. Anche le convolvulacee spesso producono fiori a forma di trombetta, con l’apice dei petali ancora saldato assieme, senza lobi; il convolvolus cneorum ha fiori candidi, ma le mille varietà di ipomea ci allietano con fiori di tutti i colori, e di grandi dimensioni. Anche i fiori dell’oleandro hanno questa fora, ma la base tubolare è decisamente molto accorciata rispetto a quella delle bignonie; di forma particolare anche le glossinie (sinningia speciosa) con un “tubo” ampio ed allargato e lobi sfrangiati, il colore è sempre decisamente molto acceso, per un effetto molto piacevole.

E l’elenco potrebbe continuare all’infinito: catalpa, paulonia, weigelia, kolkwitzia, Jacaranda, Bouvardia, Pentas, Gelsomini.

Pochi sanno che anche le asteracee hanno fiori tubulosi, ovvero costituiti da un sottile e piccolo tubo; i fiori di astri, margherite, girasole, sono riuniti in infiorescenze dette capolini, che possono contare fino a migliaia di fiori; i veri fiori sono quelli che possiamo osservare nel disco centrale dell’infiorescenza, e sono disposti vi uni a fianco agli altri, attaccati strettamente; i fiori posti nella zona esterna dell’infiorescenza hanno uno o alcuni petali, a formare quella che spesso pensiamo sia la corolla del fiore, questi particolari petali, molto grandi rispetto al fiore, vengono detti ligule, e sono caratteristici delle asteracee.




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