Tamarindo

Necessità idriche del tamarindo

Il tamarindo è un albero originario dei climi tropicali caldi, che appartiene alla grande famiglia delle Leguminose. Può raggiungere dimensioni veramente imponenti, in quanto nel suo habitat naturale non è raro trovare esemplari alti fino a 25-30 metri, con circonferenze massime fino a 7 metri, il tutto unito ad una grande capacità di sopravvivenza: infatti la vita di un albero di tamarindo può arrivare anche a 150 anni. Gradisce i climi tropicali contraddistinti da alte temperature ma senza eccessive precipitazioni, in quanto il tamarindo teme il ristagno idrico. La pianta del tamarindo necessita di poche attenzioni dal punto di vista delle annaffiature: durante l'estate spesso è più che sufficiente la pioggia per soddisfare il suo fabbisogno idrico, solo in caso di accertata e prolungata siccità si dovrà intervenire con adeguata irrigazione.
Albero tamarindo

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Coltivazione

Frutti tamarindo Inizialmente la pianta del tamarindo va coltivata in vaso, controllando la crescita e seguendone lo sviluppo. Quando ha raggiunto adeguate dimensioni, è possibile inserire il tamarindo direttamente nel terreno, avendo cura di rispettare determinate caratteristiche. Infatti il tamarindo necessita e predilige terreni ottimamente lavorati, con ph neutri, con componente argillosa, di natura anche salina, prestando peculiare attenzione al drenaggio delle acque, in quanto questa pianta è potenzialmente soggetta al marciume radicale. L'operazione colturale più consistente è quella della raccolta dei frutti di questo albero, che deve essere eseguita solo a completa e totale maturazione del legume, e giova ricordare che una pianta di tamarindo, in età adulta, può produrre fino a 200 kg di legumi in un anno.

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Concimazione della pianta

Pianta tamarindo Per assicurare le condizioni ideali e ricreare il miglior habitat possibile alle piante di tamarindo coltivate sul suolo italico, è opportuno eseguire determinate operazioni di concimazione e manutenzione. All'inizio della stagione primaverile è buona norma distribuire un adeguato strato di pacciame, di circa 10 cm di altezza, tutto intorno all'albero del tamarindo, con una copertura totale da ogni lato e prolungandola per un buon mezzo metro oltre i punti più larghi della chioma. Questa particolare operazione permette di ricreare una specie di sottobosco, contribuendo al mantenimento di un adeguato livello di umidità e proteggendo al tempo stesso le radici del tamarindo. Come integrazione specifica per questa pianta, si consiglia nel mese di aprile di somministrare fertilizzante a base di azoto, fosforo e potassio, operazione da ripetersi anche nel mese di luglio.


Tamarindo: Malattie della pianta

Marciume radicale La pianta del tamarindo non è soggetta a specifici attacchi da parte dei principali parassiti del mondo vegetale. È molto resistente anche dal punto di vista delle altre tipologie di malattie, principalmente di origine fungina. I pericoli maggiori che queste maestose piante possono correre sono generalmente provocati da errate operazioni di manutenzione da parte dell'uomo, essendo originarie di zone molto diverse dal punto di vista climatico rispetto alle condizioni nostrane. Eventuali imprecisioni nella cura del tamarindo si possono trasformare in una serie di problematiche, di cui sicuramente una delle più temute è quella del marciume radicale: un'eccessiva irrigazione della pianta, oppure un terreno non sufficientemente drenato, possono provocare seri danni allo sviluppo del tamarindo, portando nei casi più gravi alla mancata fruttificazione.


  • tamarindo pianta L'irrigazione di questo albero deve essere regolata in base all'andamento delle precipitazioni. Se, infatti, si verifica
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