farfaraccio

Farfaraccio

Il farfaraccio – il cui nome scientifico in botanica è “Petasites” – è una pianta appartenente alla famiglia delle Compositae, dette anche Asteraceae. Si tratta di piante erbacee che è possibile trovare tutto l’anno e che vedono il loro habitat naturale nei Paesi caratterizzati da un clima rigido; le zone da cui proviene in farfaraccio, infatti, sono molto fredde. Conosciuta fin dall’antichità – era molto usata dagli antichi Romani, soprattutto dagli scienziati che lavoravano alla corte dell’imperatore Nerone – questa pianta ha un aspetto caratteristico: dalla forma simile a quella di un cappello, possiede foglie grandi che nella forma ricordano dei cuori. Tra le molteplici varietà di quest’erba, vanno ricordate le più importanti, che sono il Petasite (o farfaraccio bianco, il Petasite Pyrenaicus e il Tussilago Petasites Hybridus, il tipo di farfaraccio più comune. Questa pianta si trova prevalentemente nei boschi oppure sui monti: predilige luoghi freddi e ombrosi, spesso molto umidi, come nel caso di laghetti di montagna e fiumi, nei cui pressi è solita proliferare. Il periodo di fioritura del farfaraccio varia molto a seconda della specie: alcune varietà fioriscono infatti in pieno inverno, tra gennaio e febbraio, altre in primavera, prevalentemente a marzo o agli inizia di giugno. In Italia è il farfaraccio bianco la specie più diffusa: è possibile reperirlo in montagna, in collina e sugli Appennini. I nomi più comuni del farfaraccio sono “lampazzo”, “petrasita”, “tegna”, “lavassa”, “tossilagine maggiore”, e “bardano domenistico”. Tutte le varietà di farfaraccio sono alte circa un metro (al massimo un metro e venti centimetri) e si caratterizzano per dei fiori dai colori tenui che vanno dal giallo al rosa al viola. Appartenendo alla grande famiglia dei tuberi, il farfaraccio si sviluppa per metà sotto terra: è nel terreno, infatti, ce si trovano gemme, radici e rizomi.

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Le proprietà del farfaraccio

capsule farfaccioIl farfaraccio gode di notevoli proprietà benefiche e medicamentose che vengono sfruttate sia in campo erboristico, sia in campo fitoterapico, per curare patologie più o meno serie. Gli estratti di farfaraccio si sono dimostrati molto utili nella cura di tosse, raffreddori, asma e svariate forme di rinite allergica. Non solo: grazie alle sue proprietà antimicotiche e antinfiammatorie, il farfaraccio è molto utile nella cura delle patologie che afferiscono l’apparato gastrointestinale, quello urinario e quello genitale. È un vero toccasana per prevenire disturbi come cistite, candida e colecisti, che, se non vengono curati adeguatamente, tendono a cronicizzarsi. Usato anche contro l’emicrania, il farfaraccio è anche un antispasmodico la cui funzione è dunque quella di inibire gli spasmi a carico della muscolatura liscia: proprio per questo motivo preparati a base di farfaraccio sono particolarmente utili per ridimensionare i dolori che accompagnano il ciclo mestruale. Tutte queste proprietà sono merito principalmente dell’etasina e dell’isopetasina, due sostanze presenti in massicce quantità in ogni specie di farfaraccio. Esse sono degli ottimi vasodilatatori, e come tali riescono a lenire molti dolori, soprattutto i mal di testa dovuti alle cause più disparate. Etasina e isopetasina agiscono proprio inibendo i processi che determinano lo scatenarsi dell’emicrania nei soggetti predisposti. L’estratto secco di farfaraccio inibisce anche il rilascio dell’istamina, sostanza che è la principale responsabile delle allergie e di tutti i sintomi fastidiosi che generalmente le accompagnano: raffreddore da fieno, prurito, naso chiuso e congiuntivite allergica. Grazie poi alle loro proprietà lenitive ed emollienti, gli estratti di farfaraccio calmano la tosse sia secca che grassa: nel secondo caso, soprattutto, favorendo l’espettorazione accelerano la guarigione. Dal punto di vista prettamente emotivo/psicologico, il farfaraccio è conosciuto come un’erba dall’insospettabile potere calmante, che rivela la sua utilità soprattutto nei casi di ansia, agitazione e insonnia nervosa. Oltre alle sopracitate etasina e isopetasina, il farfaraccio contiene anche moltissimi sali minerali diversi, flavonoidi, alcaloidi, sostanze a base di zolfo e inulina.


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Gli usi del farfaraccio

farfaccioLe parti del farfaraccio usate in ambito erboristico sono le foglie, le corolle dei fiori e i rizomi. Generalmente si comprano già seccate, tuttavia per calmare tosse e mal di gola sono più indicare le foglie appena colte, con le quali preparare tisane, decotti e infusi che sono un vero toccasana per la cura delle patologie parainfluenzali. L’infuso, soprattutto, è indicato anche per contrastare il mal di testa, l’asma e tutti i sintomi delle allergie; gli erboristi concordano nel sostenere che due o tre tazze di infuso al giorno sono sufficienti affinché i principi attivi del farfaraccio dimostrino i loro benefici effetti. Oltre a essere assunto per un periodo massimo di un mese, l’infuso di farfaraccio si presta anche all’uso esterno: garze sterili imbevute di questa sostanza possono essere utilizzate per placare rossori o irritazioni dell’epidermide; è sufficiente lasciarle in posa per una decina di minuti sulle zone interessate. Oltre a svolgere un effetto medicamentoso, il decotto di farfaraccio all’occorrenza si rivela un ottimo cosmetico: decongestiona l’epidermide del viso, rendendola tonica ed elastica.


Precauzioni legate all’uso del farfaraccio

Per quanto, come si è visto, si tratti di un’erba dalle molteplici proprietà benefiche, il farfaraccio non è esente da effetti collaterali. L’effetto collaterale più diffuso è legato alla presenza di un’alta concentrazione di alcaloidi; proprio per questo motivo il farfaraccio non va usato da chi soffre di problemi epatici, poiché potenzialmente tossico per il fegato, soprattutto se assunto in elevate quantità.