Elicriso lucido, fior di carta - Helichrysum bracteatum
Questo genere comprende numerosissime specie originarie dell'Asia e dell'Africa, possono essere perenni, annuali o arbusti di medie dimensioni. Le specie annuali vengono molto coltivate per utilizzarne i fiori essiccati. Raggiungono i 50-60 cm di altezza, i fusti sono eretti, rigidi, grigio-blu, e sono ricoperti da foglie oblunghe o lanceolate, dello stesso colore dei fusti; i fiori sbocciano dalla primavera fino alla fine dell'estate, solitari o a mazzetti; la maggior parte delle specie ha fiori di colore giallo-oro o arancione, ma esistono cultivar a fiori bianco, crema o rosso; hanno petali di aspetto cartaceo, lucidi. Le specie perenni hanno generalmente foglie ovali o arrotondate, grigio-verdi, anche variegate. Queste piante sono conosciute anche con il nome fior di carta.
Famiglia e genere | Asteraceae, circa 500 specie |
Tipo di pianta | Annuali, biennali, perenni, arbusti o piccoli alberi |
Esposizione | Mezz’ombra, sempreverdi |
Rustico | In genere sì |
Terreno | Terreno ben drenato, sabbioso e anche sassoso |
Irrigazioni | limitate |
Concimazione | limitata |
Fioritura | Estate-autunno |
Parassiti e malattie | oidio |
Propagazione | Divisione, talea, semina |
L’elicriso, nome botanico helichrysum, appartiene alla famiglia della asteraceae e comprende diverse varietà erbacee e arbustive. Tra le specie erbacee ricordiamo alcune varietà particolarmente apprezzate per la loro resa ornamentale, tra cui Helichrysum bracteatum, Helichrysum thianschanicum, Helichrysum praecurrens, Helichrysum dealbatum e Helichrysum bellidioides. Le specie lievemente arbustive, cioè con fusto legnoso, sono Helichrysum italicum, Helichrysum stoechas, Helichrysum sibthorpii, Helichrysum orientale, Helichrysum frigidum, Helichrysum retortum e Helichrysum milfordiae. Se si desiderano varietà arbustive con una buona resa ornamentale si consigliano le seguenti varietà: Helichrysum sessile, Helichrysum selago, Helichrysum petiolare ed Helichrysum plumeum.
Questi esemplari sono conosciuti anche con il nome fior di carta.
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Porre gli elicrisi in luogo soleggiato, o a mezz'ombra, amano le temperature primaverili, quindi nei mesi più caldi è bene ombreggiarli leggermente; le specie perenni sopportano brevi gelate, nei luoghi con inverni molto rigidi è bene proteggerle. In assoluto l’esposizione migliore per i fior di carta è il pieno sole. Solo con tanta luce e calore potranno dare il meglio di loro.
Riescono a vivere discretamente anche con qualche ora di ombra al giorno, ma è assolutamente da evitare la completa mancanza di luce.
La coltivazione degli elicrisi non pone grandi problemi. Sono in linea generale piante molto resistenti e dalle esigenze limitatissime. L’importante è porre le piante di fior di carta in una condizione il più possibile simile a quella del loro ambiente di origine.
annaffiare regolarmente i fior di carta da marzo a ottobre, lasciando asciugare molto bene il terreno tra un'annaffiatura e l'altra, sopportano la siccità senza problemi. Nel periodo vegetativo fornire del concime per piante da fiore ogni 15-20 giorni.
Queste piante necessitano di terreni molto ben drenati, leggeri e ricchi; mescolare a del terriccio bilanciato sabbia o perlite, per aumentare il drenaggio. La pianta si adatta a terreni sabbiosi e ben drenati. Meglio ancora se ricchi di ghiaia. Questa specie infatti soffre molto a causa dei ristagni idrici. Teme pure l’umidità invernale. Il terreno ideale deve essere quindi favorire il drenaggio dell’acqua e dell’umidità in eccesso. La composizione del terriccio e il suo pH cambiano in base alla varietà. Quelle annuali prediligono terreni acidi e fertili, quelle perenni, terreni calcarei. Alcune varietà arbustive a portamento perenne non tollerano affatto i terreni calcarei. Prima di scegliere il terriccio per l’elicriso conviene dunque informarsi bene con gli addetti di un vivaio. Richiedono un suolo povero e ben drenato. Alcune specie lo preferiscono sabbioso, altre sassoso.
Sono solo da evitare i substrati troppo compatti e argillosi che potrebbero causare asfissie radicali.
La moltiplicazione dei fior di carta avviene per seme, direttamente a dimora, in marzo-aprile; in tarda estate è possibile dividere le piante perenni, ponendo le nuove piante così ottenute in contenitore, vanno coltivate in luogo protetto dal gelo, prima di poterle mettere a dimora la primavera successiva.
Fare attenzione agli afidi ed alla cocciniglia, che rovinano i fiori; talvolta le foglie possono essere colpite dall'oidio. L’elicriso lucido ( helicriso bracteatum) la varietà più diffusa, conosciuta e coltivata, teme gli attacchi di afidi e cocciniglie, che danneggiano i fiori e succhiano la linfa vegetale. Temendo l’umidità e i ristagni idrici, la pianta può essere anche colpita da patologie fungine, tra cui l’oidio o mal bianco. Altra patologia fungina della pianta è il verticillum, che si previene solo usando un terriccio ben drenato. La malattia inizia dalle radici e causa progressivamente l’ingiallimento e la caduta delle foglie. Sono raramente preda di insetti o di crittogame.
Bisogna soltanto prestare attenzione a non esagerare con le irrigazioni che potrebbero causare ristagni e marciumi.
Alle volte, specie nei periodi molto caldi e umidi, può comparire dell’oidio sulle fogli e sui boccioli. Si può combattere con prodotti specifici, anche se generalmente la pianta non subisce danni tali da causare deperimento grave.
Non esiste un periodo preciso in cui effettuare il rinvaso della pianta di fior di carta. Questo può variare sensibilmente da una varietà all’altra. In genere, si rinvasa quando le radici non possono più essere contenute nel vaso scelto durante la prima messa a dimora. Per il rinvaso bisogna scegliere solo un contenitore lievemente più grande rispetto al precedente. Questa regola va rispettata per tutti i rinvasi successivi.
L’elicriso lucido non ha bisogno di potatura. La pianta va lasciata crescere liberamente. Per evitare danni estetici e lo sviluppo di parassiti e malattie, conviene rimuovere periodicamente tutte le parti secche, appassite o danneggiate. Poiché nei resti di potatura possono annidarsi insetti e funghi parassiti, conviene procedere immediatamente alla loro eliminazione o bruciatura lontano dalla pianta. È l’unica cura di cui necessitano. Si può procedere in autunno o in primavera tagliando tutti i getti alla base, lasciando almeno due o tre ascelle fogliari dal basso, senza arrivare a zone in cui sia solo più presente il legno (perché da quello non riescono a nascere nuovi getti).
Agendo in questa maniera la pianta resterà sempre compatta e fiorirà abbondantemente. Infatti produce boccioli apicali sui rami dell’anno.
In tempi remoti, la pianta di fior di carta veniva bruciata assieme alle setole del maiale perché si credeva che il suo profumo si sarebbe trasmesso al lardo. Piccoli mazzi di elicriso venivano anche posti accanto ai vestiti per allontanare le tignole e i tarli. L’elicriso lucido viene usato ancora oggi non solo come pianta ornamentale per decorare aiuole, balconi e terrazzi, ma anche come specie essiccata. L’essiccazione dei fiori di elicriso non toglie nulla alla resa estetica della pianta, che anche in questo stato mantiene inalterata la sua colorazione.
L’origine della parola Helichrysum deriva dal greco Eliochryson e dal latino Elichrysum. La prima deriva da elios, che significa ‘sole’, mentre la seconda da chrysor, che significa ‘oro’. Si narra anche che gli antichi sacerdoti usavano decorare gli altari degli dei con i fiori di elicriso. Sceglievano questa specie per la caratteristica di mantenersi inalterata anche in caso di essiccazione. Proprio per questa peculiarità, l’elicriso viene anche chiamato “Semprevivo Perpetuino”, ovvero specie che non va mai in putrefazione.
Dall’elicriso lucido si estrae un olio essenziale ricco di benefiche proprietà. Ricca di tannini e acido caffeico, l’essenza di elicriso lucido possiede proprietà antinfiammatorie, balsamiche, antiallergiche, antiepatotossiche, fotoprotettive, antieritema e antitosse. Gli estratti di elicriso si possono usare anche per applicazioni sulla pelle. In questo caso servono a combattere eritemi, ustioni, psoriasi, geloni ed edemi causati da cattiva circolazione agli arti inferiori. Gli estratti del fior di carta assunti per via sistemica hanno invece effetti benefici su malattie dermatologie, epatiche, allergie, bronchiti acute e croniche, asma ed enfisema. Naturalmente, le benefiche proprietà delle piante sono sempre frutto di un’antica tradizione erboristica che il più delle volte si è trasmessa nel corso dei secoli attraverso la semplice comunicazione orale. Prima di acquistare o assumere preparati a base di elicriso si consiglia sempre di rivolgersi a un medico esperto.
L’elicriso lucido o helichrysum bracteatum è particolarmente apprezzato per i fiori che non appassiscono. Nel linguaggio dei fiori, la pianta è chiamata anche “semprevivo” e “immortale”. Regalare fiori di elicriso significa dunque aver voglia di farsi ricordare per sempre. La lunga durata dei fiori di elicriso ha dato vita anche a una leggenda. Si racconta, infatti, che un giovane, prima di andare in guerra, lasciò un mazzetto di fiori di elicriso alla sua amata per farsi ricordare. I fiori, per compassione verso la donna abbandonata, decisero di non appassire più per permetterle di ricordare per sempre il suo amore. In altri paesi, però, l’elicriso ha anche il significato dell’esilio.
Si tratta di una pianta amante del caldo e della luce, come già si può intuire dal nome che significa “giallo color del sole” e si riferisce alla forma e al colore delle scaglie bratteali. Alcune varietà vengono anche chiamate volgarmente “semprevivo” o “immortale” perché i loro fiori si mantengono colorati pressoché all’infinito e erano molto utilizzati per la realizzazione di bouquet e pot-pourris.
Sono piante tomentose e spesso lanuginose, aromatiche, adatte alle prime file delle bordure a anche al giardino roccioso e mediterraneo.
Le circa 500 specie includono annuali, biennali, perenni, arbusti e piccoli alberi provenienti dall’Europa, Africa, Asia occidentale e Australia. L’habitat d’origine è un ambiente asciutto e aperto come distese sabbiose, dune o la macchia mediterranea.
Gli steli, lanuginosi o tomentosi hanno foglie alterne o, raramente, opposte che talvolta formano una rosetta basale. Il fogliame del fior di carta è per lo più densamente lanuginoso sulla pagina inferiore e in alcune specie è estremamente aromatico (il profumo può assomigliare a quello del curry o della liquerizia). I fiori sono solitamente a mazzetti, raccolti in ombrelle, simili a margheritine. Non ci sono petali, ma le bratee intorno al fiore possono aggiungere colore.
Quattro specie sono endemiche del nostro paese: l’H. stoechas, l’H. rupestre, l’H. saxatile e l’H. italicum.
Quasi tutte le varietà in commercio sono piuttosto rustiche. Può capitare che per il freddo estremo gli steli possano seccarsi, ma una buna potatura primaverile stimolerà la ripresa vegetativa e difficilmente la pianta subirà danni definitivi. Possono quindi essere coltivati in tutta Italia. In caso di inverni freddi è bene coprire con del tessuto o pacciamare con foglie e paglia.
Amano i terreni aridi. Le irrigazioni quindi non sono strettamente necessarie a meno che viviamo in una zona particolarmente calda e le precipitazioni siano davvero molto scarse.
Sicuramente le necessità idriche possono essere un po’ maggiori per le piante cresciute in vaso, magari su terrazzi o lastricati molto assolati. Evitiamo comunque di esagerare perché l’unico reale pericolo sono i marciumi. È assolutamente sconsigliato l’uso del sottovaso.
Crescono in suoli piuttosto poveri. Se vogliamo possiamo somministrare ogni tre mesi poco concime granulare a lenta cessione. Evitiamo però di esagerare perché il troppo nutrimento può essere in questo tipo di piante, paradossalmente, causa di fioriture scarse.
Quasi tutte le specie di fior di carta si adattano bene alla coltura in contenitore. L’importante è fornire un vaso piuttosto largo (visto che si allargano con una certa velocità) e un substrato adatto. Quello migliore è formato da terriccio per piante fiorite mescolato con almeno un 30/40% di sabbia. È anche un ottimo accorgimento aggiungervi qualche sassolino. Importantissimo è creare uno spesso strato drenante sul fondo con ghiaia, argilla espansa o cocci. Il rinvaso del fior di carta può essere effettuato ogni tre anni aumentando la dimensione del contenitore o dividendo l’esemplare in più piante.
I metodi migliori per ottenere nuove piante sono la divisione e la talea.
Questa va effettuata all’inizio dell’estate prelevando steli semilegnosi (o una taleee apicali) e ponendoli in un composto molto leggero di sabbia e perlite, mantenendo una temperatura sui 20°C e umidità ambientale alta. Radicano piuttosto bene anche in acqua. Di solito si possono trasferire in vasetti definitivi circa 2 mesi dopo effettuando varie cimature per indurre un buon accestimento.
La divisione è anche molto semplice e si effettua alla fine dell’inverno, prima della ripresa vegetativa.
Si estrae l’individuo dal terreno o dal contenitore e si divide il pane di terra in sezioni che abbiano, ognuna, almeno un po’di radici e uno stelo. Si mettono in piccoli vasetti per stimolare la radicazione, con terriccio leggero. Vanno tenuti fino ad attecchimento in una zona riparata a mezz’ombra.
Helicrysum italicum perenne erbacea che va dai 20 ai 50 cm di altezza. Fiorisce con una buona continuità da giugno a novembre, anche a seconda della latitudine e del clima. Si trova molto comunemente in commercio tra le piante aromatiche o da giardino roccioso.
Originario delle regioni mediterranee, cresce spontaneamente nei luoghi sassosi e asciutti. Ha foglie, persistenti, lineari-filiformi fortemente revolute e con la pagina superiore tomentosa. I capolini sono giallo chiaro raccolti in corimbi. Produce a fine stagione frutti bianchi cilindrici.
Piuttosto rustica, specie se tenuta in una zona riparata, può essere coltivata sia in piena terra sia in contenitore. Molto adatto al giardino roccioso o mediterraneo perché ha un aspetto piacevole per tutto l’anno e richiede pochissime attenzioni. È molto gradevole per la sua colorazione argentata, per la lunga fioritura e per il forte profumo che emana, molto simile a quello della liquirizia.
Può essere quindi annoverato tra le piante aromatiche: contiene una sostanza fortemente profumata di nome elicrisene che trova impiego in profumeria, ma anche in farmacologia visto che ha azione diaforetica e espettorante.
Le foglie possono trovare un uso culinario per insaporire zuppe, risotti e carni. I rametti possono essere seccati all’ombra e poi utilizzati per profumare gli armadi e la biancheria.
Se troviamo l’aroma gradevole può essere una buona idea coltivarlo nei pressi di una finestra o di una porta in maniera che il caldo estivo, liberando nell’aria l’effluvio, profumi la nostra casa.
Cresce spontaneamente in Liguria, nel basso Piemonte, in Toscana e nel Lazio, in ambiente rupestre sassoso. Ha foglie lineari argentee e tomentose nella pagina inferiore, verdi nella superiore. I fiori sono corimbi globosi, giallo vivo. Raggiunge i 30 cm di altezza e fiorisce da maggio ad agosto.
Originario dell’Italia meridionale e delle isole, cresce su rocce calcaree, presso le coste. Ha portamento cespuglioso, può raggiungere i 35 cm di altezza e le foglie, lanceolate e lunghe fino a 5 cm, molto tomentose, sono però prive di profumo.
Perenne erbacea presente in tutta l’Europa meridionale e sulle isole. Raggiunge i 25 cm di altezza. La pianta è ricoperta da una lanugine bianco-gialla, tranne sulle foglie. I fiori, in giugno luglio, sono gialli, in corimbi dal diametro di qualche cm.I fiori, in giugno luglio, sono gialli, in corimbi dal diametro di qualche cm.
Helicrysum Sulphur light
È una cultivar con steli eretti coperti da tomento lanuginoso bianco, con foglie strettamente lanceolate verde argentato, molto decorative e con forte aroma di curry. I fiori, in gruppi compatti da 10-15 cm, sono di un bel giallo sulfureo acceso e poi virano all’arancio. Raggiunge i 40 cm di altezza.
Forma dei bei cuscinetti con steli eretti da 40 cm di altezza, lanuginosi e a foglie alterne, grigio argento lanceolate. Agli apici e sui getti laterali in estate produce dei fiori semisferici, cartacei, larghi circa 1 cm. Tollera anche zone un po’ più ombrose. Interessanti anche le cultivar Goldkind (nana e con fiori dorati) e la Icicles, alta al massimo 30 cm.
Detto anche fiore di carta o semprevivo. Oggi dai botanici non è più considerato un elicriso, bensì appartenente ad una specie diversa e viene ufficialmente denominato xerochrysum. È originario dell’Australia ed è una pianta annuale, molto robusta. Ha aspetto ramificato con fusti quasi totalmente glabri e foglie intere, larghe e oblungo-lanceolate. I fiori, apicali, vanno dal giallo all’arancione.
Si possono seminare in piantonaio in autunno, tenuti riparati durante l’inverno e poi rinvasati con l’arrivo della primavera. In alternativa si può procedere anche in aprile-maggio, ma i fiori si avranno più tardi. Sbocceranno ad ogni modo fino ad ottobre. Richiedono un’esposizione molto soleggiata e poche irrigazioni. Si adattano bene ai vasi e al giardino roccioso.
Sono inoltre ottimi fiori da taglio che si conservano a lungo.
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L’elicriso, chiamato anche semprevivo o perpetuino d’Italia, appartiene alla famiglia delle Composite, al genere Helichr
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L'eliscriso è una pianta arbustiva perenne, in Italia è molto diffusa soprattutto nelle regioni del centro-sud e nelle i
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L'elicriso, il cui nome scientifico è “Helichrysum italicum L.”, fa parte della famiglia delle Asteracee (Composite).
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