Piante grasse succulente
Quando si parla di piante grasse succulente si fa riferimento a specie vegetali munite dei cosiddetti parenchimi acquiferi, che non sono altro che tessuti succulenti che consentono di accumulare quantità di acqua considerevoli. Tali piante, infatti, sono in grado di amministrare con parsimonia l’acqua che assorbono nel corso delle stagioni piovose, in maniera tale che essa venga resa disponibile nei periodi di siccità, venendo messa a disposizione dei distretti dell’organismo che ne hanno bisogno. In virtù del tessuto succulento, radici, fusti e foglie risultano ingrossati e carnosi: a seconda della specie, assumono forme differenti, appiattite, colonnari, sferiche, a rosetta a seconda dei casi.
E’ bene specificare che non tutte le succulente sono cactus: questi, infatti, costituiscono unicamente una famiglia di una specie decisamente più vasta. Insomma: i cactus sono piante succulente, ma le succulente non necessariamente sono cactus. Queste piante nel corso dei millenni si sono adattate a vivere e crescere in situazioni di aridità, proprio tramite l’assorbimento di acqua. Il parenchima acquifero, in particolare, si presenta come un tessuto spugnoso, costituito da cellule di forma rotonda di dimensioni notevoli, inframezzate da spazi intercellulari piuttosto ampi. Il tessuto è presente in diversi organi delle piante, e conserva l’acqua tramite differenti accorgimenti: per esempio, la produzione di cere idrofobiche con funzione protettiva e l’ingrossamento epidermico determinato dalle cutine.
Da notare anche la presenza di tricomi, vale a dire peluria che permette alle varie specie di contenere le perdite dovute alla traspirazione. Nella maggior parte dei casi (per esempio nell’echinocactus) le foglie vengono modificate in spine, mentre il fusto esegue la fotosintesi clorofilliana. Oltre alla succulenza, quindi, queste varietà si contraddistinguono anche per il numero di stomi limitato, l’assenza di foglie (che, nei rari casi in cui ci sono, risultano comunque limitate e prevalentemente di forma sferica), un metabolismo Cam per ridurre la perdita di acqua al minimo, e una crescita dalla forma compatta, che può essere a cuscino compatto, sferica o colonnare. Vale la pena di segnalare la presenza di peli, cutine e cere, che creano sulla superficie esterna un micro-habitat contraddistinto da una elevata umidità e favoriscono una riduzione della circolazione d’aria. Le piante grasse succulente, quindi, in virtù di tali peculiarità si sono stabilite in habitat con climi sub-aridi e aridi, vale a dire siti in cui le piogge si verificano in un solo periodo dell’anno, anticipate e seguite da siccità totale.
Risulta evidente, quindi, la loro capacità di resistere alla siccità per lungo tempo, nelle zone desertiche e aride in cui crescono in compagnie di altre specie xerofile.
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Le succulente, nello specifico, crescono soprattutto in zone pre-desertiche, laddove si verificano periodi di piogge molto intense e periodi di siccità prolungata. In realtà, si trovano anche in Africa, Asia, America del Sud e America centrale, nelle foreste umide; anzi, in questi ambienti risultano particolarmente competitive nella colonizzazione di siti epifitici, così come microfelci e tillandsie. Sebbene siano molto diffuse nelle case italiane, le piante succulente non amano essere coltivate in appartamento (il che non vuol dire che la coltivazione domestica non sia in grado di dare buoni risultati, soprattutto se le specie vengono collocate in posizioni molto luminose), proprio perché in appartamento non possono ricevere tutta la luce di cui avrebbero bisogno. Non solo: in casa, anche la temperatura e l’aerazione non sono ottimali, soprattutto in inverno. Per quel che riguarda il terreno, tali piante, come accennato, vivono in contesti ambientali molto diversi tra loro, tra rocce, sassi, alberi, deserti e così via.
Il terreno, in ogni caso, dovrebbe essere poroso al massimo, e favorire il drenaggio dell’acqua, così che non si verifichino episodi di marciume radicale dovuti alla comparsa di ristagni idrici. Bisognerebbe, quindi, preparare un composto di terra, rigorosamente non concimata, unita a mattoni triturati e sabbia grossolana. Si tratta di un genere di terriccio che evita alle radici di restare imbevute di acqua eccessivamente a lungo: un inconveniente che può essere evitato anche usando vasi e contenitori di terracotta, e ricorrendo a una leggera pacciamatura caratterizzata da pozzolana, ghiaietto, lava in granuli o pomice. Questo accorgimento permetterà di impedire marciumi nella zona del colletto.
Anche la somministrazione di acqua richiede molta attenzione, nel senso che la causa di morte principale nelle succulente è costituita dalle eccessive innaffiature. Al fine di verificare il momento migliore per procedere all’irrigazione occorre rilevare il potenziale idrico. In generale, però, si può tenere conto che le succulente richiedono acqua una volta ogni due settimane in primavera e in estate, cioè durante il periodo della crescita, e una volta ogni tre settimane nel periodo invernale. Infine, è bene sottolineare che il materiale migliore per il vaso è la terracotta, ma una specie succulenta può vivere senza problemi anche in contenitori di legno, metallo o plastica.
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