Bulbi

In bulbi trovate tanti articoli sulle piante di questa categoria, caratterizzate dall'aspetto simile ad un cipollotto. Oltre alle schede di approfondimento sulle specie troverete anche schede di approfondimento sulle caratteristiche di questa categoria di piante.

Vengono definite bulbose rizomatose o tuberose le piante erbacee dotate di organi di accumulo posizionati a livello delle radici: tutti presentano un organo carnoso sotterraneo di immagazzinamento che permette loro di sopravvivere durante i periodi di dormienza.

La maggior parte di esse (come i tulipani, i crocus, i narcisi, gli allium, i muscari), hanno fioritura primaverile. Sono anche molto numerose quelle che producono le corolle in estate e autunno. Più rare, ma comunque preziose, infine sono le specie che spuntano alla fine dell’inverno rendendo questa stagione più colorata e annunciando l’arrivo del bel tempo.

Di solito i bulbi hanno una sola stagione di fioritura e solo alcune cultivar recenti presentano qualche possibilità ulteriore di produzione di steli (per esempio alcune varietà di iris).

Si possono avere due tipi di crescita: in alcuni casi spunta prima lo stelo fiorifero e poi le foglie. In altri sono queste che fanno inizialmente la loro comparsa e poi dalla loro base esce la porzione erbacea recante già in cima il bocciolo.

Si ha poi la fioritura, ... continua


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prosegui ... , che può essere più o meno duratura (anche a seconda del clima di quell’anno). Dopo la caduta dei petali le foglie cominciano a seccare (e le sostanze contenute tornano all’interno del bulbo sotterraneo) e la pianta torna a sparire sotto il terreno fino al ciclo seguente.
Generalmente i bulbi a fioritura primaverile (da marzo a maggio) vanno interrati in autunno: è importante sotto questo punto di vista procedere attendendo che le temperature medie siano almeno al di sotto dei 10°C. Se procediamo con troppo anticipo e la stagione si rivela mite può capitare che alcune geofite comincino a vegetare. L’arrivo del gelo brucerà i germogli con la conseguente perdita della fioritura nell’anno a venire.

I più conosciuti di questa categoria sono: allium, ciclamini, crocus, fritillaria, galanthus, giacinto, leucojum, narcisi, muscari, ornitogalo, scille, iris hollandica e tulipani.

Teniamo però anche presente che alcune bulbose (come per esempio i muscari) tendono a produrre le foglie già nell’autunno (se si trovano nel terreno da molto tempo) e queste non hanno problemi a superare il freddo estremo per poi si ha regolarmente la fioritura. Se nella nostra zona le temperature fossero davvero rigide possiamo eventualmente pensare di pacciamare il terreno con foglie, paglia o altro materiale idoneo.
Le bulbose a fioritura estiva vanno invece di regola interrate in primavera, dopo la fine delle gelate.

Le più comuni sono: agapanthus, amaryllis belladonna, begonie tuberose, calla, canna indica, crocosmia, dahlia, fresie, gloriosa, gladioli, lilium, nerine, tulbaghia, hemerocallis, gloxinia.

Quelle a fioritura autunnale devono essere messe a dimora verso luglio. Tra queste ricordiamo i colchicum, alcuni crocus autunnali (tra cui quelle noto per la produzione dello zafferano), dahlie, hemerocallis.

È importante precisare che per alcune geofite in realtà si può essere più elastici. Per esempio le fresie sarebbero da interrare in autunno, ma nel Centro-Nord è consigliabile inserirle in primavera. Faremo la stessa cosa con tutti i bulbi a fioritura primaverile molto sensibili alle basse temperature.

Se coltiviamo le bulbose in vaso possiamo avere ancora più libertà. Moltissime di queste piante possono essere forzate e quindi, con un minimo di abilità, possiamo scegliere in quale periodo farle fiorire. Classicamente nel pieno dell’inverno vengono venduti vasetti con narcisi, giacinti, crochi, bucaneve al massimo del loro splendore.
I bulbi possono essere utilizzati all’interno delle aiuole per creare delle macchie di colore oppure andare ad arricchire delle aree riproducendo il loro habitus naturale.

Ciò che risulta molto importante in ogni caso è evitare la troppa regolarità nell’impianto. Ciò renderebbe l’insieme artificioso e poco elegante.

Nelle aiuole e nelle bordure è sempre bene porre in primo piano le bulbose più basse e sul retro quelle più alte. Nel caso si debbano mescolare tipologie simili in altezza conviene mescolarle precedentemente, e poi lasciarle cadere casualmente sul terreno. Le inseriremo esattamente in quel punto. Questo ci aiuterà a creare un’atmosfera più naturale e spontanea.

Se decidiamo di inserire le bulbose in un prato o in un’area informale sarà sempre bene evitare di piantarli troppo isolati. Ciò non è per nulla decorativo e trasmette generalmente un’idea di solitudine. Per avere un effetto ottimale invece è bene riprodurre ciò che si vede in natura: di solito i bulbi crescono a gruppetti. Facciamo quindi con il piantatoio almeno 5 buchetti in maniera non troppo ordinata e inseriamoceli all’interno coprendo poi con un po’ di terriccio e compattando bene.

Per questo tipo di uso sono ottimi i crocus, i bucaneve, i muscari, i colchicum e alcune varietà molto basse (e magari con più capolini) di narcisi e tulipani. Se le condizioni di esposizione e di clima saranno per loro ottimali (e il terreno risulterà giustamente ricco) è possibile che comincino a naturalizzarsi e a diffondersi autonomamente nell’area.

Se vogliamo inserire questi fiori tra l’erba ricordiamoci però di posticipare di almeno un mese il primo taglio del prato per dare la possibilità alle foglie di seccarsi e alla pianta di recuperare le forze per tornare produrre steli negli anni venturi.
Come regola pratica possiamo dire che i bulbi devono essere inseriti ad una profondità pari a 3 volte la loro lunghezza. Quelli più piccoli devono restare più in superficie, quelli più grandi con più sostanze di riserva si piantano più profondi. Non è comunque necessario essere eccessivamente precisi perché quando spunteranno le radici queste saranno di aiuto al corretto posizionamento. È invece molto importante, sia in vaso sia in piena terra, che, anche se molto vicini, non si tocchino uno con l’altro. Questo infatti potrebbe causare l’insorgere di marciumi.
I bulbi a impianto permanente (in particolare quelli rustici) solitamente non hanno bisogno di grandi cure.

Alla fine della fioritura è molto importante eliminare la parte terminale dello stelo per evitare che la pianta tenti di andare a seme. Sarebbe un inutile sforzo che porterebbe a sprecare risorse che diversamente tornerebbero ad accumularsi sottoterra per essere utilizzate per nuove fioriture negli anni seguenti.

Uno dei pochi svantaggi delle bulbose è rappresentato dall’esigenza di mantenere le foglie fino a quando non si siano naturalmente essiccate. Alle volte la tentazione di tagliare per dare al giardino un aspetto più ordinato è davvero forte. Cerchiamo però di resistere se vogliamo che i nostri bulbi si mantengano per anni e anni e magari riescano anche a riprodursi dandoci dei bulbilli da separare.

Alcune di queste piante, come le dalie, i giacinti e alcune iris possono necessitare di supporti per resistere al vento o alle forti piogge. Con il tempo impareremo quali delle nostre piante vogliano un sostegno. In linea generale sono quelle molto alte e/o con fiori molto voluminosi.
Non tutte le geofite possono restare sempre nel terreno. Per esempio alcuni ibridi delicati di tulipano, le dalie, la canna indica hanno assoluta necessità di essere estratti. Devono passare l’inverno in un ambiente asciutto e al riparo dal gelo.

Vanno inserite in cassette di legno con le radici verso l’alto in modo che l’eventuale umidità residua coli via dai fusti. Una volta ben asciutti andranno coperti con del materiale coibentante. Vanno molto bene la corteccia di pino, la vermiculite, della paglia o anche dei pezzetti di polistirolo.
I bulbi si moltiplicano naturalmente per divisione formando nuovi bulbi ai lati del bulbo madre a fine stagione. Il grande bulbo madre può continuare a vivere oppure dissolversi dopo la fioritura. I bulbi possono essere estratti dal terreno e divisi a fine stagione e poi rimpiantati a una profondità circa tripla la loro misura.

Un esiguo numero di bulbose, per esempio i gigli, formano minuscoli bulbi, detti bulbetti, sul fusto sotterraneo. Da ognuno dei quali può svilupparsi una nuova pianta. Possono anche venirne prodotti altri in corrispondenza dell’ascella fogliare.

Ancora i gigli (e anche le fritillarie) possono venire moltiplicati tramite moltiplicazione delle scaglie. Si procede in autunno. Si staccano alcune scaglie dal bulbo, una alla volta, tirandole verso l’esterno finchè si spezzano alla base. Ciò che rimane può essere tranquillamente rimesso nel terreno.

Mettiamo le scaglie in un sacchetto con polvere fungicida. Inseriamo poi della vermiculite umida e conserviamo ad una temperatura di circa 20°C. Dopo circa 8 settimane si potrà osservare alla base delle scaglie la nascita di piccoli bulbilli. Il tutto si dovrà mettere a dimora in vasi da 8-9 cm o in cassette con terriccio ricco, ma ben drenato. Nel giro di una stagione le scaglie si seccheranno e i bulbi aumenteranno di volume. Potranno quindi essere definitivamente messi a dimora. Di solito fioriscono a partire dal secondo anno.
Crociera del giglio sono insetti rossi lunghi circa 6 mm. Si cibano delle foglie dei gigli e delle fritillarie. Se la loro opera è massiccia il bulbo finirà per indebolirsi e non tornerà più a fiorire.

Tripidi del gladiolo sono insetti dal corpo esile, lunghi circa 2 mm, nerastri. Provocano macchie e decolorazioni sulle foglie e si nutrono dell’interno del bocciolo.

Marciume basale colpisce molti tipi di bulbose differenti e bisogna quindi prestare molta attenzione regolando di conseguenza le irrigazioni e disinfettando tutte i tagli dopo aver effettuato delle divisioni,

Provoca marciume nella parte ipogea.


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